INFORTUNI, FORMAZIONE E ADDESTRAMENTO.

Una rilevante eco mediatica quotidiana è relativa ai numerosi casi di infortunio sul lavoro.

Se ne parla sempre, ma sembra si risolva poco, nonostante il quadro legislativo vigente in materia di sicurezza possa essere sicuramente individuato come più che adeguato.

E’ quindi corretto chiedersi  quali possano essere le cause, con un focus particolare relativo agli aspetti riguardanti la formazione in materia di sicurezza e l’addestramento allo svolgimento della mansione.

Esprimo quindi il mio parere, a fronte di una esperienza più che ventennale come consulente e formatore in materia di sicurezza, a diretto contatto con un gruppo eterogeneo di aziende dei più svariati settori merceologici e dimensioni.

Della necessità di formare i lavoratori in materia di sicurezza se ne parla da oramai da numerosi decenni; si ricorda ad esempio che sin dal 1955 l’allora vigente D.P.R. 547 poneva a carico del Datore di Lavoro l’obbligo di rendere edotti i lavoratori relativamente ai rischi, richiedendo il rispetto delle procedure di sicurezza; nel successivo D.Lgs. 626 del 1994 i termini “formazione, informazione e addestramento” ricorrevano numerose volte, sino ad arrivare al corrente D.Lgs n. 81 del 2008 ed i successivi accordi stato-regioni, che nel 2011 e 2012 hanno inoltre definito non solo l’obbligo di fare formazione, ma hanno imposto delle regole sul “come” dovessero essere strutturate le varie attività, ponendo a carico delle Aziende un preciso onere.

Evidentemente in troppe situazioni i frutti raccolti non sono stati pari alle aspettative.

Tra le varie cause sorgenti degli infortuni, possiamo di sicuro identificare degli errati comportamenti da parte dei lavoratori, in particolare dovuti alla sottostima del rischio o addirittura alla mancata percezione dello stesso.  E’ doveroso quindi  porre  particolare attenzione all’efficacia del percorso formativo seguito dal lavoratore.

In primis si ricorda che tra i vari compiti assegnati al RSPP, rientra quello di proporre i programmi di informazione e formazione. Certo, la formazione deve essere progettata ad hoc, con contenuti ritagliati sulle specificità dell’azienda, mentre spesso ai lavoratori vengono somministrati dei corsi molto generici privi di adeguato riscontro con le realtà quotidiane.

Senza entrare ulteriormente nel merito dei requisiti e dell’esperienza del docente incaricato,  il rischio per il Datore di Lavoro è purtroppo quello di somministrare ai lavoratori un corso assolutamente inefficace, poco o nulla stimolante per i lavoratori che lo vivono con distacco e disinteresse.

Risultato: nessun valore aggiunto, solo costi per le aziende.

Quindi l’attestato di formazione visto come il “pezzo di carta” da esibire alla bisogna ove necessario, ha valore reale nullo.

L’aspetto successivo ovviamente riguarda il riscontro tra quanto presentato nei corsi di formazione e quanto attuato in Azienda. Possiamo subito aspettarci il confronto da parte dei lavoratori “tra la teoria e la pratica” e qui si gioca una importante partita.

Se l’azienda non esige il rispetto delle procedure di sicurezza, se vengono tollerati comportamenti non adeguati, se con l’urgenza si giustifica una eccezione in materia di sicurezza, ben presto ci si può aspettare che l’eccezione diventi la regola e le buone prassi, faticosamente e onerosamente apprese, presto dimenticate.

Occorre sottolineare che gli atteggiamenti errati consolidati sono i  più difficili da estirpare: chi ha sempre lavorato in quota senza imbracatura continuerà a pensare che non gli è mai servita, che tanto per un lavoro che dura un minuto non è necessario indossare i Dispositivi di Protezione Individuale, che se il capo non mette la mascherina non la metto neanche io, perché vuol dire che non serve.

Una parentesi va aperta in relazione al “rispetto delle regole”.

Un ruolo rilevante e strategico in azienda viene svolto dal “preposto” come figura supervisore e, proprio in tale ottica, le recenti modifiche apportate al D.Lgs.81/08 hanno aumentato la posizione di garanzia attribuita a chi ricopre tale ruolo.

Chiaramente è necessario che  il Preposto sia a sua volta fortemente supportato dal Datore di Lavoro, che ne deve sostenere ruolo e immagine di fronte ai lavoratori.

Tornando alla formazione, tanto più mirata è nella progettazione e tanto più costituisce una base solida sulla quale va eseguito l’addestramento del lavoratore.

Tra le cause di infortunio si rileva che  molto spesso il lavoratore non ha una sufficiente dimestichezza con il macchinario, perché non sufficientemente addestrato all’utilizzo. Con il grosso fenomeno del precariato e del lavoro interinale le aziende possono trovarsi di fronte ad un elevato turn-over di personale e, a volte, non vengono adeguatamente valutate le risorse necessarie (leggasi disponibilità di uomini e di tempo) per garantire l’avvio del lavoratore alla mansione con il dovuto bagaglio di competenze.

Ecco quindi che, se si sommano tutti i fattori sinora esposti, ci troviamo di fronte a lavoratori poco consapevoli e con la parola consapevolezza possiamo riassumere tutto ciò che si vuole ottenere  espresso nei concetti di informazione, formazione e addestramento.

L’obiettivo del Datore di Lavoro deve essere quello. Lavoratori consapevoli, patrimonio dell’Azienda.

Savio Barbaglia